Andrea Pellegrini Ainulindale Ensemble + Paul McCandless
Symphonia Bluesmiles 1999. Distr. Harmonia Mundi / Glossa / Sound and Music
'EXTRAORDINARY' 4****1/2 Thom Jurek here, www.allmusic.com // 'UNIQUE' Pino Scuro, Radio SBS, Sydney // 'Una bella alternanza di vitalismo jazzistico e melodismo di marca europea...non succede spesso' Marcello Lorrai, Radio Naz.le Svizzera Italiana // 'FAVOLOSO!!' Stefano Bollani
Lucia Neri e Stefano Agostini, flauto, ottavino, flauto contralto
Paul Mc Candless, oboe, corno inglese, clarinetto basso, sax soprano e sopranino
Piero Bronzi, sax soprano e contralto, flauto
Mirco Mariottini, clarinetto, clarinetto basso
Elisabetta Casapieri, violoncello
Claudio Riggio, chitarra
Andrea Pellegrini, pianoforte
Nino Pellegrini, contrabbasso
Riccardo Jenna e Cristian Calcagnile, batterie e percussioni
Suite Tolkieniana (A.Pellegrini)
Lavorare con Paul è stata ed è ancora oggi una delle esperienze più forti della mia vita sul piano artistico, musicale e umano. Paul è una grande persona e costituisce un esempio di apertura mentale, rispetto, correttezza professionale e nei rapporti, amore per l’arte in se', per lo strumento e le tecniche musicali. La sua personalità lascia le impronte nelle note e fra le note, e nella vita di chi ha la fortuna di lavorarci. Gli sono grato per molte cose.
Dal punto di vista musicale, quello che ci accomuna è l’amore per la liricità dei temi, per il gioco della sovrapposizione fra temi e soli, il gusto timbrico, purtroppo oggi abbastanza raro nel jazz italiano, la consapevolezza delle radici complesse che abbiamo - come artisti e come musicisti - e la loro traduzione in musica. Quello che facciamo insieme è accomunato anche dal vivere in terre dove il sole tramonta in mare: questo segna la sensibilità di chi vive in questi luoghi.
La collaborazione Paul McCandless – Andrea Pellegrini
"... Paul mantiene in vita diverse collaborazioni. E' sua opinione che ciò mantenga la sua musica fresca e vitale"
"Proprio in questa direzione si inserisce la collaborazione con Andrea Pellegrini iniziata nel 1999 con la pubblicazione del CD "Middle Earth" dell'Ainulindalë Ensemble prodotto da Symphonia, casa discografica pluripremiata nel settore della musica antica che aveva inaugurato la nuova collana “Bluesmiles” con un lavoro di Claudio Riggio (“Things Left Behind”) con A. Pellegrini e P. Fresu e che con questo secondo disco di A. Pellegrini con Paul MCCandless si addentrava nei percorsi del jazz italiano d’autore di matrice europea."
"Quando ascolto la musica di un altro musicista, solo quando ascolto la sua musica posso dire se sento la mia voce nella sua musica. Con Andrea è stato tutto molto chiaro e diretto, ho potuto "sentire" i miei strumenti - strumenti particolari - nella sua musica (lo stesso è successo con Eberhard Weber). La sua musica ha una qualità "vocale" anche se è strumentale, ha una cantabilità molto personale; è una cosa che funziona bene con i miei strumenti.”
Paul McCandless, intervista di Patricia Barbetti in "Birdland", Radio Naz.le Svizzera Italiana, 2001
L'Ensemble Ainulindalë è nato nel 1993 dal Duo "Ainulindalë" piano-percussioni Andrea Pellegrini - Chico De Majo (percussionista e tecnico di teatro livornese dalla carriera internazionale, specie con i Mummenschanz). Dirigendosi successivamente verso una sonorità orchestrale europea che esaltasse una ricerca contrappuntistica e timbrica e la coniugasse col linguaggio jazzistico, si è espanso fino a raggiungere la ragguardevole dimensione di 11 elementi. "Eleven", "undici", sembra avere la stessa radice di "Elf", "Elfo" (Elves al plurale). Gli elfi, secondo alcuni, usavano compiere le proprie scorribande notturne, invisibili agli umani, in gruppi di undici. Il repertorio è costituito da musiche composte fra il 1993 e il '99, arrangiate per quest'incisione, comprendenti spunti impressionistici, etnici, romantici, ai quali si accostano parti improvvisate aleatorie o prettamente jazzistiche, accostando lunghe parti scritte a soli in stili diversi, raccontando il viaggio orbitale del jazz, specie di "Terra di Mezzo", zona franca equidistante tra patrie diverse, in instancabile visita alle costellazioni musicali proprie di diversi luoghi e periodi storici. "Ainulindalë" in lingua elfica indica la musica "creatrice": la "Musica degli Ainur", nella cosmogonia tolkieniana, costituì il principio creatore dell'universo. Tolkien indica il Verbo come una serie di variazioni improvvisate su tre temi dati da Ilùvatar, "Colui che E'", agli Ainur, "rampolli del suo pensiero". All'invidia di Melkor, che osò improvvisare una melodia eccentrica e vanitosa, costituendo quindi un elemento di contrasto, ponendosi come "altro", concausa della creazione, seguì la decisione di Ilùvatar di dare concretezza alle immaginazioni degli Ainur e di avviare così la vicenda terrena. (foto C. Casini) In molte culture si indica la musica come motore della creazione: un "archè" sonoro viene riconosciuto da millenni come il primo segno del divenire. La radice sanscrita stessa della parola "archè" ("ark") significa "canto"... Mai però si era sottolineato l'aspetto improvvisativo delle musiche creatrici. E' curioso confrontare l'avversione dichiarata da Tolkien per il Jazz con il suo evidente apprezzamento per la musica improvvisata, posta, nel suo cosmo immaginario, all'inizio dell'esistenza di ogni cosa!